Conferenza Stampa Impronta Culturale

Conferenza Stampa Impronta Culturale

La cultura ti premia. La nuova carta a punti culturali dell’Alto Vicentino

impronta culturale avis schioLa Carta Impronta Culturale è stata presentata nel corso di una CONFERENZA STAMPA in Sala civica – Biblioteca W.G.Fabris Via Roma,19 Corte Priorato Gandin / San Vito di Leguzzano (VI)
Venerdì 20 gennaio 2012 – ore 11.00

Sono intervenuti:
Cristiano Filippi Farmar, Assessore alla Cultura e all’Istruzione del Comune di San Vito di Leguzzano (VI)
Antonio Dalle Rive, Sindaco di San Vito di Leguzzano (VI)
Gianfranco Carraro, Presidente di AVIS Schio Alto Vicentino
Angelo Fasolato, Vicepresidente dell’AVIS di Schio Alto Vicentino


(Continua a leggere, sotto la galleria con tutte le foto dell’evento)

Da strumento principe della fidelizzazione mass market a innovativa strategia di promozione culturale.
L’Assessorato alla Cultura di San Vito di Leguzzano (VI), con il sostegno di AVIS Schio Alto Vicentino, rivoluziona il senso delle fidelity-card.
L’Assessorato alla Cultura di San Vito di Leguzzano (VI) lancia la nuova Carta Punti «Carta Impronta Culturale». La carta è gratuita e permetterà a quanti l’esibiranno alle manifestazioni
culturali patrocinate dal comune di accumulare punti. I punti raccolti daranno diritto a vincere dei buoni libri o a coupon per acquistare musica e film. La carta è un nuovo strumento del Progetto
Impronta Culturale.

Capire e misurare

La ricetta per un’offerta culturale di qualità
Un’azione pop che dalla sub-cultura della fidelizzazione vira verso la fiducia nella cultura. «La carta a punti è un grande gioco – osserva l’Assessore Cristiano Filippi Farmar – e serve a diffondere cultura».
L’innovativa Carta Impronta Culturale permetterà, con il consenso di chi aderirà all’iniziativa, di raccogliere dati e informazioni per misurare e valutare le attività proposte con lo scopo di
migliorare i servizi offerti e meglio avvicinarsi alle attese dei fruitori dell’offerta culturale.
La comunità locale da soggetto passivo diventa soggetto che controlla e determina il percorso culturale. «In una società democratica i gestori dei servizi pubblici devono rendere conto con
precisione ai cittadini del proprio operato – sostiene Filippi Farmar – Misurare e valutare le attività significa poter parlare con dati e fatti, illuminare i punti forti e i punti deboli di quello che si sta
facendo, raccogliere i desiderata e poter decidere con cognizione di causa».
Lo strumento di marketing, quindi, associato alla cultura, diventa un elemento a sostegno di scelte consapevoli e libere, in cui, lasciando sullo sfondo le contaminazioni e le provocazioni, emergono i
dettami di un indirizzo politico che molto si concentra sull’importanza della partecipazione e della rendicontazione. La carta mantiene, però, anche le virtù che al marketing vanno riconosciute:
l’attenzione a chi usufruisce dei servizi, la spinta a evolvere per trovare soluzioni ottimali ai bisogni dei pubblici.

Cos’è il Progetto Impronta Culturale

Un progetto di partecipazione attiva
Il progetto nasce con la volontà di avviare processi di decentramento e instaurare un rapporto costante con i cittadini. La partecipazione al governo di una città è necessaria per rispondere in modo più efficace alle richieste di una società sempre più complessa. La partecipazione, infatti, permette di facilitare il confronto e la determinazione di scelte e decisioni condivise. Il governo partecipato è anche un’occasione per ricostruire un rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini. In tal senso Impronta culturale si fonda sull’apporto fattivo di gruppi che perseguono nell’orizzonte culturale obiettivi che via via si sono consolidati. Il progetto introduce inoltre la stesura del bilancio partecipativo per le attività culturali, una forma di partecipazione diretta alla vita di San Vito di Leguzzano. A stendere il bilancio sono i gruppi di lavoro stabilendo programmazione e spesa annuale.

Un progetto per fare rete

In ogni occasione il progetto persegue la finalità di creare reti di collaborazione: una maglia locale di persone, gruppi e associazioni interrelata con una più ampia rete territoriale, fatta di gruppi e
associazioni vicentine, a seconda dei temi affrontati. La rete diventa anche istituzionale a livello sovracomunale con i comuni dell’alto vicentino, per creare occasioni di programmazione, collaborazione, azione comune. Pressoché tutte le attività vengono attivate in collaborazione con una o più associazioni (alcune manifestazioni si avvalgono della partecipano anche di venti, trenta gruppi e associazioni del territorio, soprattutto dell’Alto Vicentino). Un progetto di scambio e dono Impronta Culturale produce socialità e comunità, lo fa moltiplicando le relazioni e sappiamo che alla base di ogni relazione c’è lo scambio: scambio di parole, idee, cose, tempo, aiuto. La nostra vita è fatta di scambi. Abbiamo sempre bisogno degli altri e gli altri di noi. Troviamo amici se scambiamo e doniamo. Inoltre il progetto vuole sensibilizzare tutti i cittadini al tema della gratuità, del dono. Valorizzare l’atto del donare senza secondi fini. Si cerca di incoraggiare la completa libertà di azione e la non necessaria reciprocità: creare iniziative in cui non si è in alcun modo obbligati ricambiare un dono ricevuto. In tali manifestazioni emerge l’aspetto sociale del dono, visto come momento di riunione e di socializzazione, addirittura di festa. In particolare si stimola un rapporto di collaborazione, cordialità e amicizia tra sconosciuti, anche in questo caso con un costruttivo intento critico per una società, la nostra, dove è imperante un acceso individualismo. Scambio e dono in ambito culturale significano più offerta, più selezione, quindi più sviluppo e capacità di rinnovamento. Ogni cultura si produce e si costituisce in quanto intercultura, ossia in quanto risultante – in ogni fase della sua nascita e del suo sviluppo – di scambi culturali. Il concetto d’intercultura dovrebbe animare gli stili e i metodi dell’operare nel campo culturale. I temi dello scambio e del dono sono determinanti all’interno della costruzione di una politica culturale. Il progetto impronta culturale ha mobilitato oltre cinquanta persone a fare volontariato in ambito culturale.

Un progetto Pop

Impronta culturale lavora sulla cultura, interpretandola non come fine, ma come mezzo. Le proposte devono saper essere popolari, o meglio ancora “pop”, cioè capaci di confrontarsi e parlare anche ad un pubblico che si interessa poco o per nulla di cultura, arte, letteratura, musica, teatro, cinema. La cultura deve, cioè, essere capace di fare proposte, comunicare, parlare al pubblico senza precludere nessuno, consapevole che non esiste “il pubblico” generalizzato, ma i pubblici, ciascuno costituito di più livelli. Questa è una delle scommesse da vincere: convenzionalmente si parla di cultura alta e cultura bassa, come due luoghi divisi e lontani, ma Impronta Culturale non crede che debba essere necessariamente così. Il progetto parte invece dal presupposto che sia possibile farle incontrare, incrociarle, annullare le distanze, le barriere tra palco e platea, come pure mescolare generi, livelli, messaggi. Le parole “arte”, “cultura”, “letteratura”, vanno smitizzate e tutto ciò senza scordare che ci troviamo immersi nella società dell’informazione, della comunicazione, dei mass media, della cultura di massa. Abbiamo a che fare con le merci. Abbiamo a che fare con il consumo e la cultura è anch’essa un bene di consumo, che però si carica di valenze simboliche.

Un progetto di narrazione
Incontri, presentazioni, giornate a tema, feste, escursioni, mettono al centro il recupero della dimensione del narrare, della lettura ad alta voce, della promozione della lettura, tenendo conto anche degli altri linguaggi, perché musica e immagine sono estensioni della parola scritta. Si parte da un libro, da una storia e si racconta. L’importanza del narrare è assolutamente prioritaria in un territorio come il nostro che ha grande difficoltà a conservare e tramandare le storie e le narrazioni che lo hanno percorso, preso da un’ansia di dimenticare e dalla paura di riflettere e riflettersi. La dimensione del narrare rende tali storie nuovamente operanti e vitali e serve a produrne di nuove.

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